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Cronaca

Napoli. Fratello ucciso con 70 coltellate: confermato l’ergastolo per Luca Materazzo

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Era il 28 novembre 2016 quando nel quartiere Chiaia, Luca Materazzo uccise il fratello colpendolo con 70 coltellate.

Oggi, 10 giugno 2021, la Corte di Cassazione, ha confermato l’ergastolo per l’omicida, rigettando la richiesta di perizia psichica.

Confermato dunque l’ergastolo per Luca Materazzo, accusato per l’omicidio del fratello, l’ingegnere Vittorio Materazzo, ucciso a 51 anni il 28 dicembre del 2016 a Napoli, colpito con oltre settanta coltellate: la Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di perizia psichiatrica.

Nel corso del processo a suo carico, nel quale ha cambiato ben 21 avvocati difensori, Luca si è sempre dichiarato innocente, salvo poi prendere la decisione di non parlare più.

Il processo di Appello, infatti, non si era svolto, dal momento che lo stesso Luca Materazzo aveva deciso di rinunciare al secondo grado di giudizio con un telegramma inviato alla corte. La condanna in primo grado all’ergastolo era arrivata due anni fa, nel maggio del 2019.

La sera del 28 novembre del 2016, Vittorio Materazzo, ingegnere 51enne, viene raggiunto nell’androne del palazzo dove abita, in via Maria Cristina di Savoia, quartiere Chiaia. L’aggressore lo colpisce con numerose coltellate, lasciandolo in una pozza di sangue, prima di darsi alla fuga.

Le indagini portano le forze dell’ordine a sospettare subito del fratello Luca, a causa di alcuni dissidi causati dall’eredità del padre, che qualche giorno dopo viene iscritto nel registro di indagati: Materazzo però, all’epoca 35enne, si rese irreperibile, fuggendo all’estero.

Le ricerche di Luca Materazzo sono andate avanti per lungo tempo, fino alla svolta, avvenuta però due anni dopo l’omicidio di Vittorio: nel gennaio del 2018, Luca, 37enne, viene individuato dalle autorità locali in un bar di Siviglia, in Spagna, dove l’uomo lavora come cameriere.

Ad entrare in azione, coordinati dalle forze dell’ordine italiane, sono dell’Udyco Grupo III, che arrestano il 37enne.

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Caserta

Si lancia sotto l’auto per sfuggire alle forze dell’ordine: rimane incastrato

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Un uomo, di origini ucraine, in evidente stato di ebbrezza, ha cercato di sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine lanciandosi sotto un’auto in transito col tentativo di darsi alla chetichella. E’ accaduto nella serata di ieri in via Acquaviva, in quel di Caserta.

Grazie all’intervento tempestivo dei vigili del fuoco, l’uomo è stato disincastrato dalla Pegeout 208 nera, che si trovava a passare in quel momento, e trasportato in ospedale.
Non è in pericolo di vita: tragedia solo sfiorata.

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Castel Volturno

Castel Volturno (Ce), quindicenne muore in piscina al compleanno dell’amica

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Un ragazzo, originario di Capua, quindicenne, è morto mentre era in una piscina di Castel Volturno.
Secondo le prime ricostruzioni, si tratterebbe di un malore improvviso.
La vittima era con una comitiva di coetanei a festeggiare il compleanno di una compagna.   
La tragedia è avvenuta al condominio “Fontana Bleu”, in Via Del Mare a Castel Volturno.

I soccorritori, una volta giunti sul posto, hanno constatato il decesso del giovane.

I carabinieri del reparto territoriale di Mondragone, guidati dal Colonnello Bandelli, hanno avviato le indagini sul caso.

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Aversa

Aversa, mazzette per i permessi: tornano liberi ex dirigente, imprenditore e 3 tecnici 

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La maxi inchiesta condotta dalla Procura di Napoli Nord, sui permessi a costruire ad Aversa, vede una chiara svolta per alcuni degli indagati.
Il tribunale del riesame ha revocato la misura cautelare nei confronti dell’ex dirigente comunale Raffaele Serpico, assistito dall’avvocato Michele Dulvi Corcione che è riuscito – grazie al suo lavoro encomiabile – a far tornare in libertà il suo assistito.
Liberi anche l’imprenditore Yari Cecere, Anna Cavaliere, Donatello Diana e Alfonso Pisanelli.
Non sussisterebbero gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei sopraccitati, secondo i giudici partenopei ai quali è stata impugnata l’ordinanza di custodia cautelare ordinata dal gip Donata Di Sarno.
Gli indagati rispondono, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. All’epoca dei fatti, sarebbero state elargite delle mazzette per alterare i progetti e favorire costruzioni con aumenti di volumetrie superiori al 35%, il limite consentito dal ‘piano casa’ della Regione Campania.

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